Ogni strada che si scelga di percorrere è anche un itinerario storico-artistico e anche là dove il tempo ha corroso e rovinato, la rocca, il palazzo, il borgo hanno ritrovato una loro appropriata funzione. Basti pensare all’antico Castello di Pietrarubbia che oggi ospita una scuola di Trattamento Artistico dei Metalli sotto la direzione dello scultore Arnaldo Pomodoro. Ma il Montefeltro non fu solo terra di guerrieri, fu anche terra di spiritualità francescana e di profonda religiosità. Le pievi e i conventi, i santuari e gli eremi scelgono luoghi appartati e segreti.
Il convento di San Girolamo, i conventi di Montefiorentino, di Ponte Cappuccini o del Monte Illuminato, l’Abbazia di Santa Maria del Mutino, il Santuario di Santa Maria in Reclauso chiedono di essere scoperti nella loro gelosa solitudine: appaiono dietro una curva, dopo una salita o nascosti da una quinta di querce. Scoprirli è davvero un tuffo in un’atmosfera di fede popolare, forse dimenticata, ma che risveglia un’eco profonda in ciascuno di noi. Se si sale poi fino all’Eremo per eccellenza del Montefeltro, quello della Beata Vergine del Faggio, sul Monte Carpegna, si godrà di una luce e di una vista uniche: le giogaie dell’Appennino marchigiano umbro e toscano azzurre e mosse come uno sterminato mare e, a oriente, l’Adriatico piatto immobile e verde come un prato..
Il vino delle colline feltresche, il Visner, l’olio; prodotti locali come il tartufo, i funghi, l'impero dei salumi, su cui troneggia, riconosciuto a livello internazionale, il prosciutto DOP di Carpegna, la carne bovina di razza marchigiana. Nelle “terre bianche” di montagna si continua a produrre due varietà di patate. E per i golosi il miele e le castagne. [leggi tutto]