Il vino delle colline feltresche, che pure ebbe prestigiosi riconoscimenti nazionali all’inizio del secolo scorso, è rimasto per decenni confinato alla produzione per consumo famigliare. Delle loro multiformi e scoscese colline i contadini conoscevano il lato adatto, per esposizione e composizione del terreno, a produrre buon vino, di cui erano e sono consumatori parchi ed esigenti. Tuttavia i tempi in cui i Duchi d’Urbino imbandivano agli ospiti il rinomato vino di Mondagano sembravano lontanissimi e irrecuperabili, invece i recenti rossi del Montefeltro, Valturio e Solco, vantano già una letteratura specialistica di prestigio.
Dalla tradizione contadina piccoli produttori hanno recuperato anche un liquore che ha veramente il sapore della campagna: il Visner. Da una varietà di ciliegio amaro, il visciolo, che qui cresce spontaneo ai margini dei boschi, nelle sponde dei fossi e negli scoscesi, si ricava, senza ausilio della chimica e senza aggiuntivi, un liquore ottimo come digestivo o, allungato con acqua, adatto come aperitivo.
L’olio, infine, che proviene dalla stessa tradizione di agricoltori proprietari del proprio fondo e innamorati della propria terra e che sta trovando estimatori non solo locali: a Mercatale di Sassocorvaro come a frantoi a conduzione famigliare forniscono un olio delicato e fragrante.
Montefeltro da mangiare, si diceva. La tradizione vuole prodotti soprattutto locali, di sobrietà apparente, ma sostanzialmente aristocratici, basti pensare all’uso, parco ma diffuso, del tartufo e dei funghi e all’impero dei salumi, su cui troneggia, riconosciuto a livello internazionale, il prosciutto DOP di Carpegna. L’altissima qualità di questo prodotto, stagionato a oltre a 700 mt di altitudine, gli permette oggi di poter essere esposto nelle migliori ed esclusive salumerie di tutta Italia, e di essere stato il primo prosciutto italiano a venire accettato nel severissimo mercato degli Stati Uniti d’America.
Le carni, anche, soprattutto locali: carne bovina di razza marchigiana e romagnola con riconoscimento IGP, che si può comprare in rinomate macellerie o gustare in tutti i ristoranti e poi carni suine e ovine sempre di allevatori del luogo. In qualunque macelleria troveremo pollame ruspante, non di allevamento, ma proprio di podere e per i buongustai e i cultori di antiche tradizioni il piccione, che segnava il pranzo delle feste, cucinato con ripieno, in umido o usato nel sugo per condire le tagliatelle. La cacciagione, che per secoli ha fornito un’integrazione alimentare indispensabile alle popolazioni del Montefeltro, offre lepri, fagiani, capriolo e cinghiale.
Nelle “terre bianche” di montagna si continua a produrre due varietà di patate particolarmente gustose e serbevoli; nella prima domenica di settembre una mostra- mercato a Montecopiolo ne diffonde la conoscenza e il consumo. A Frontino sono i fagioli, altro alimento basilare della “dieta contadina”, che fanno mostra di sé e si studiano e si ripropongono varietà che certo non si trovano nei supermercati. Le millenarie fiere di Pugliano, tutti i lunedì di settembre, facevano convergere allevatori e agricoltori di tutto il Montefeltro e ancora oggi vi affluisce un pubblico di fedelissimi dalla Toscana e dalla Romagna in cerca dei sapori e dell’anima di questa terra, il cui aroma essenziale sembra proprio provenire dal bosco e dalla natura: i funghi, a cui San Sisto dedica un’intera settimana di mercato, mostra, studio; il miele che troviamo magnificato a Belforte, le castagne di Lunano a cui è dedicata una festa che richiama migliaia di golosi quando i bei castagneti prospicienti il paese, al di là del fiume Foglia, risplendono dei loro colori autunnali. La vendita dei tartufi la si ritrova un po’ su tutto il territorio, in particolare a Macerata Feltria e a Mercatale di Sassocorvaro. La raccolta dei tuberi è severamente disciplinata per evitare il depauperamento e il degrado dei luoghi, che continuano ad emanare il fascino sottile del silenzio, dei sentieri che s’inoltrano nei boschi, si perdono nei prati o nei pascoli, s’inerpicano su colline alla cui sommità un casolare, una torre, un campanile una rocca, ci invitano a un altro viaggio e a un altro benessere, quello del Montefeltro da guardare.
il Montefeltro non fu solo terra di guerrieri, fu anche terra di spiritualità francescana e di profonda religiosità. Le pievi e i conventi, i santuari e gli eremi scelgono luoghi appartati e segreti. [leggi tutto]